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Buona lettura!

Il palpito dell’Uno, l’ipnosi regressiva e i colloqui con gli Spiriti Maestri

L'incontro del dottor Bona con un paziente, Davide, senza alcun problema psicologico, apre scenari insospettati sulla dimensione dell'anima. La trance ipnotica di questo paziente-non-paziente sfocia in territori oltre confine, ove altissime Guide Spirituali affrontano i grandi temi dell'umanità: l'Amore, la società contemporanea, la morte, la meditazione, il male, la malattia, il tempo.

Nel nome dell'Uno

«Parlare con un Angelo che affiora dalla trance é certamente un’esperienza mozzafiato, una comunicazione che va oltre le parole e che coinvolge ogni registro vibrazionale: la mente, l’anima e il cuore.» Così Angelo Bona, psicoterapeuta e anestesista, descrive le straordinarie esperienze di channeling di una sua nuova paziente “astronave” dell'Uno.

Il profumo dei fiori d’Acacia, l’ipnosi regressiva e la via del Samadhi

Lungo il cammino di ritorno a noi stessi, le vite assopite nel cuore si destano e raccontano un raggio di luce che conduce a Dio, seguendo l'essenza dell'uno: il profumo dei fiori d'acacia. L'esposizione di casi clinici reali e la loro attenta interpretazione si inseriscono in una sintesi unitaria, dove il nucleo simbolico dell'acacia rappresenta un'importante chiave di lettura.

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Il cipcipblog dell'AIRe: post completo e commenti

UNA SOCIETA' SENZA PADRI

Cari amici,durante i colloqui di psicoterapia incontro frequentemente l'assenteismo o di contro l'autoritarismo delle figure paterne. Mi vengono descritte come distanti, deboli, impegnate solo nel lavoro o estremamente severe. Mi capita anche di seguire trentenni e quarantenni che manifestano una vera e propria fobia a generare, ad assumere il ruolo di guide di una famiglia o di un figlio. In altre occasioni "i figghi sù di mammi(o di matri) e il maschio riveste un ruolo procreativo non responsabile. Avverto talvolta che l'età psicologica dei padri  non coincide con quella anagrafica.L'estinzione delle guide lascia le nuove generazioni sconcertate, attonite. Erik Erikson parla di "diffusione d'identità " per descrivere adolescenti con personalità  frammentate, confuse, inadeguate ai ruoli che la vita richiede. Una drammatica  società senza padri, come afferma Pietropolli Charmet, si estende oltre le violente periferie delle città e di certo favorisce il bullismo e la devianza. Voi cosa ne pensate? Dove si è nascosto Socrate? Come può una nave sociale mantenere la rotta, se nessun timoniere esperto si assume la responsabilità di educare i giovani a condurre a loro volta l'imbarcazione al largo? Buona Vita Angelo Bona

Postato il: 25/11/2006 | Letto 39.480 volte | 

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Dr. Angelo Bona
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Scrivetemi a angelobona1@gmail.com

Buona vita,
Angelo Bona

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Commenti al post37 Commenti al post

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odette

1 dicembre 2006, 10:22

Grazie Roberta per il tuo abbraccio , mi ha riscaldato il cuore . Grazie ancora

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roberta

30 novembre 2006, 20:31

Leggendo i vostri racconti di vita e in particolare sul discorso padri,mi rendo conto che la mia situazione familiare è al contrario dei ruoli classici madre premurosa e presente e padre autoritario e assente.
Il mio papà con me unica figlia è stato sempre affettuoso(ancora oggi mi bacia e mi abbraccia come quando ero piccina),divertente,pronto al dialogo molto più di me;duro talvolta ma accompagnando sempre le parole con un gesto d'amore.Molte volte ho pensato che lui è un'anima evoluta e non sa di esserlo.Al contrario una madre presente si ma con una certa durezza soprattutto nei gesti.
Ricordiamoci sempre che siamo noi a sceglierci i genitori e se anche li avremmo voluti diversi e non sentiamo una grande affinità con loro,siamo qui per sviluppare un'insegnamento (tramite loro)che superficialmente non riusciamo ad interpretare;credo che le situazioni ripetute all'infinito di mancanze,incomprensioni,dialogo inesistente permettono di chiarirci quale lezione dobbiamo imparare e soprattutto sviluppare.Sappiamo tutti la risposta qual'è....
La direzione verso un'unica consapevolezza di amore.
Vi mando un abbraccio caldo caldo(quello che avreste voluto dal vostro papà e che non è mai arrivato).
Roby (Rm)

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odette

30 novembre 2006, 18:07

anche mio papa' viene dalle privazioni del periodo della guerra, sara' forse quello il motivo della sua indiffferenza ? E io come posso migliorare questo freddo rapporto? Leggendo tutti i vostri commenti ho capito che è un problema che tocca tanti ,ma il punto è come posso fare per avere quell'abbraccio,quella carezza che tanto mi sono mancati ? Forse devo solo rispettare il fatto che mio padre ,come me , è solo un'anima che stà facendo il suo percorso , e comprendere i suoi limiti , devo essergli grata per avere acconsentito alla mia vita , e forse il mio voler essere amata come intendo io l'amore ,è solo una pretesa e non un atto di amore verso di lui .
un pensiero d'amore a tutti .

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Enrico

30 novembre 2006, 11:03

Sono completamente d'accordo con Brigitta sulla molteplicità delle chiavi di lettura che si devono applicare ai fenomeni complessi (che poi costituiscono diverse prospettive dalle quali cercare di meglio inquadrare le questioni).
Ovviamente sono d'accordo anche con Paolo sulla eccessività e sulla sbrigatività del "dipanare la matassa del vivere scaricando sui due conflitti mondiali la causa del nostro malessere".
Infatti ho scritto che il pensiero di Brigitta mi convince moltissimo "dal punto di vista storico". Le ulteriori considerazioni di Brigitta sulla drammaticità dell'impatto sociale delle "innovazioni" seguono la medesima logica di approfondimento.
Ho scritto e ribadisco che a mio avviso Brigitta ha "fatto un bel centro", ma ad ogni centro corrisponde una freccia ed un arciere, il che non impedisce assolutamente che un altro arciere faccia ugualmente centro con la propria freccia. Abbracci a tutti.

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Brigitta

29 novembre 2006, 19:25

Ringrazio Enrico per i complimentoni! Comunque non avevo certo la pretesa di offrire una teoria chiavi in mano. La mia voleva semplicemente essere una delle tante chiavi di lettura possibili, partendo dal mio vissuto personale. È vero, come hanno detto Elena ed altri, che sono sempre esistite le guerre e le mamme che tirano su i pargoli da soli. Tuttavia mi sembra che i conflitti, gli eventi e le tecnologie dell?ultimo secolo siano state per l?umanità fenomeni in un certo senso nuovi sia per il numero di persone direttamente coinvolte sia per il numero di quelle emotivamente partecipi tramite strumenti che prima non c?erano o non erano diffusi, p.es. radio, telefono, foto e filmati. Sicuramente era ed è una colossale lezione karmica individuale e collettiva. Da quando sono mamma più che mai mi rendo conto di quanto sia istintivo e facile cascare nei solchi già tracciati da chi ti ha preceduto e non penso sia tanto diverso per i papà. Se non hai motivo di mettere in dubbio il tuo comportamento, ci sono momenti in cui, per stanchezza o altro, inserisci il pilota automatico e tendi a rispondere alle situazioni nello stesso modo in cui hai visto agire i tuoi genitori con te (o per reazione in maniera esattamente opposta). Ma se vogliamo impostare un circolo più virtuoso ci vuole grande attenzione e qualche sforzo in più. Un abbraccio a tutti.

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Paolo - Parma

28 novembre 2006, 18:14

Personalmente mi sembra un pò eccessivo e sbrigativo dipanare la matassa del vivere scaricando sui due conflitti mondiali la causa del nostro malessere...vero è, a mio avviso, che l'era cosidetta tecnologica se da un lato ci ha reso la vita piena di confort (impensabili solo all'epoca dei nostri nonni), dall'altro ci ha quasi burlescamente tolto il tutto con gli interessi (noi tutti compiacenti)...il boom industriale ha viziato i nostri padri e le nostri madri e conseguentemente noi; eravamo diventati una sorta di disperati del benessere e sulla scia di questo effimero quanto reale abbiamo smarrito i veri valori, ci siamo lasciati fuorviare...E ora che son tempi di vacche magre molti nodi vengono crudelmente al pettine...per noi stessi e per chi ci sta intorno...recuperare i veri valori sarebbe già un buon antidoto, ma siamo piccoli ingranaggi di un sistema articolato e complesso di cui non deteniamo il telecomando...Arche, isole, cerchi sono piccoli e positivi segnali che qualcosa e qualcuno deve e vuole cambiare ma occorrerebbe una ben più vasta consapevolezza...Affettività x tutti.

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Enrico

28 novembre 2006, 12:36

Vorrei confermare a Brigitta che anch'io la penso nello stesso modo. Dal punto di vista storico mi convince moltissimo la rilevanza dell'infame massacro delle due guerre mondiali. Specialmente la grande guerra (la prima) ha avuto secondo me un impatto enorme e non ancora sufficientemente ben compreso sia nell'innesco degli avvenimenti che hanno determinato le cause della seconda, sia nella "trasformazione" dei fattori sociali.
Mi colpisce molto il fatto che ieri sera, su sollecitazione di una mia cara amica si sia andati in comitiva a vedere una rappresentazione teatrale di Guido Ceronetti, nella quale è stata ribadita proprio l'importanza sconvolgente dei primi anni del secolo scorso e la rilevanza della "grande guerra" nel condizionare la storia, la politica, l'arte e la tecnica (praticamente tutto) del novecento.
Si, innegabilmente, dal punto di vista storico, è un aspetto di rilevante importanza del problema, al quale mi sembra non sia stata ancora trovata l'adeguata risposta anche sotto il profilo della deriva generazionale, come Brigitta giustamente fa notare.
E' per questo che sono sempre più convinto della necessità di una nuova alleanza tra "maschile" e "femminile" i cui riflessi sociali sottintendano una nuova presa di coscienza a livello individuale che nasca anche dal "non aver paura di incorporare nuove qualità e possibilità per arricchirci come persone", per usare le parole di Brigitta.
Sbaglierò, ma mi sa che hai fatto un bel centro Brigitta. Complimenti.

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Paolo - Parma

28 novembre 2006, 10:21

Vorrei con questo post rimarcare un altro aspetto del rapporto conflittuale padre/figli...vorrei sinceramente capire come può esistere un padre (e sono tanti) che, dopo una separazione, cancella totalmente moglie e figli dai suoi orizzonti..lasciamo perdere il caso più eclatante della mancata corresponsione degli alimenti, dico proprio il rapporto paterno...quanti uomini inspiegabilemnte dopo un evento pur doloroso come il fallimento del rapporto coniugale è come se riazzerassero la propria condizione nel contesto società come a voler ritornare "vergini"...vergogna per il proprio fallimento? destabilizzazione? o semplice e sconvolgente menefreghismo?
Personalmente non sono in grado di azzardare alcuna ipotesi certo è che indipendentemente dalle motivazioni il fatto mi lascia allibito...vento in poppa per l'Arca!

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Elisa

27 novembre 2006, 23:27

E' proprio vero, nella nostra societa' i padri stanno diventando una categoria in via di estinzione.. A me personalmente manca molto una guida paterna (oltre che materna)... Purtroppo, non ho mai avuto un buon rapporto con mio padre, l'ho sempre avvertito troppo impositivo e autoritario e al tempo stesso freddo e inesistente,incapace di trasmettere emozioni. Vorrei trovare un po' di dolcezza nei suoi occhi e un po' di comprensione, vorrei riuscire ad instaurare un dialogo con lui (mi vergogno perfino a fargli gli auguri alle varie festivita', mi si chiude lo stomaco). Quel che desidererei con tutta me stessa e' un punto di riferimento ma sono del parere che questa "guida" deve essere presente soprattutto nei primi anni di vita, deve accompagnarci nell'adolescenza..Io purtroppo non ho nemmeno un ricordo gioioso con mio padre...Non e' quel tipo di genitore che racconta dolci favole x cullarti nel paese dei sogni, che ti da' il bacio della buona notte, che gioca con te e ti fa sentire protetta. Mi e' sempre mancata una "figura" simile nella mia adolescenza ed ora sto pagando ogni sua mancanza! Pero' giustifico il suo comportamento perche' anche lui non ha avuto genitori molto presenti, e' stato in collegio e ha sempre sofferto di questo. Ma com'e' difficile vivere con un padre che avverti quasi come fosse uno sconosciuto..Di questo ne soffro tantissimo! Forse, visto che ho scoperto di essere nata per errore, lui non era ancora pronto x avere figli.

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elena

27 novembre 2006, 18:54

Nella storia dell'umanità i padri sono sempre stati assenti ma stranamente sembra, al contrario, che siano sempre stati presenti...
Quando mai sono stati considerati i padri nell'antichità se non per questioni di eredità (ai primogeniti maschi)?
Quali bimbi sono veramente cresciuti con il padre, nei millenni che hanno visto gli uomini impegnati nelle guerre?
Quante donne, ricche o povere, nei secoli, si sono arrangiate a crescere sole i propri figli...
Che i padri siano indispensabili per l'equilibrio psicologico è una non-verità.

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Enrico

27 novembre 2006, 18:29

Per Aurora: era precisamente quello che volevo, GRAZIE a te.

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Anita

27 novembre 2006, 18:24

Ho sempre avuto delle emozioni contrastanti con mio papà figlio della guerra, cresciuto ai tempi della povertà quando la frutta si "prendeva in prestito" dal giardino del vicino per sfamarsi. Sono cresciuta con racconti che avevano un sapore agrodolce "tempi belli di una volta" attraverso gli occhi di mio padre che a sua volta aveva un papà al quale non si poteva rispondere perché sennò erano sberle.. Da quando "conosco" mio padre ha sempre cercato il dialogo con noi anche se spesso non era all'altezza di sostenerlo come se gli fossero mancate le parole più che la voglia di capire. E' un uomo che con la 5° elementare è riuscito a frequentare il conservatorio di Boston grazie ad una volontà di ferro ed una voce spettacolare così ha potuto cantare a Londra e New York. Mio padre scugnizzo alternava il suo bisogno di mostrare affetto a parole taglienti e sberle pesanti ed io ultima di 3 figli già da piccolina ho dovuto mostrargli che le sue sberle non mi avrebbero piegata, ma avrebbero piegato lui. Per anni io ed i miei fratelli lo abbiamo incolpato per questi scatti di irascibilità, per non averci insegnato la musica, perché ci ha puniti mettendoci "faccia a muro", per i suoi silenzi lapidari e la pretesa che, essendo i suoi figli, dovevamo prostrarci a lui pieni di scuse che puntualmente invece di essere accettate venivano ricambiate con colpevolizzanti paternali. Così siamo cresciuti pensando che l'amore è comunque amore anche se vissuto con notevole contraddizione e che se si vuole bene a qualcuno si lotta e si resta uniti fino allo sfinimento. Riconosco però in mio padre anche la volontà di voler essere migliore abbandonando vecchi comportamenti che riconosceva ferivano nell'anima tutti, mentre con miei fratelli imparavamo a ribellarci alla sudditanza psicologica. Oggi non ce l'ho più col mio papà anzi vi dirò, guai a chi me lo tocca, in fondo ho anche dei teneri ricordi e cerco di capirlo anche se spesso non è facile, guardando le cose da altri punti di vista, a volte consolo questo mio papà che nel suo piccolo ci prova come può con le risorse che ha a disposizione. Un abbraccio a tutti i papà del mondo.

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Nhyria

27 novembre 2006, 16:40

La mia è stata una situazione non proprio nella regola: i miei si sono separati quando avevo 7 anni, forse anche per questo mio padre mi è stato sempre accanto...c'è stata una forte empatia e fin da bambina ci abbiamo sempre avuto un ottimo dialogo...certo, ci sono stati momenti di tensione, ma riguardo il suo ruolo nei miei confronti, non posso criticarlo. Nonostante questo so che mio padre è una persona fragile, anche se gli piace far vedere il suo lato "testone" ed orgoglioso, ha fatto tanti errori, ma io l'ho sempre accettato per quello che è, dopotutto avere una bambina a 25 anni non è uno scherzo e so che mi è vicino sempre, anche ora che si è trasferito con la moglie e le due bambine a 1.100 km da me...Tante volte sua moglie si lamenta che lui non sia molto presente, di certo non quanto lo era con me...sarà magari anche l'età diversa, o forse il fatto che, essendosi separato da mia madre, non poteva avermi sempre con sè. Gli voglio un bene dell'anima, ma devo ammettere che, anche se sempre presente, non è stato proprio una "guida"...i ruoli sono piuttosto equilibrati, non saprei e non lo voglio catalogare...so solo che nei miei ricordi d'infanzia sarà sempre il mio compagno di giochi preferito e che gli sarò sempre grata per non avermi fatto mai mancare nulla. Purtroppo noto che non tutti hanno avuto la mia stessa fortuna, ma ogni padre è stato a sua volta figlio...solo che a volte non se lo ricordano...

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Brigitta

27 novembre 2006, 16:27

Mi domando se non c?entri in qualche modo l?onda lunga degli eventi del secolo scorso, soprattutto le due guerre mondiali. Recentemente mi sono capitate in mano foto dei miei antenati e mi sono resa conto che su 4 bisnonne 3 sono rimaste vedove in giovane età, ognuna con 8 figli da crescere. Nella generazione successiva uno dei miei nonni è tornato anni dopo la guerra mentre l?altro era invalido. Tirando le somme, in 2 generazioni sono 19 i maschietti cresciuti per buona parte della loro infanzia/adolescenza senza padri, mentre le loro madri, volenti o nolenti, sono dovute diventare ?multi-tasking? ? e chissà quante famiglie hanno vissuto situazioni simili! Anche mio padre è andato militare per scappare da una madre soffocante e tuttora sostiene che quello lo abbia fatto diventare uomo. Peccato che quest?impostazione un po? troppo ?militaresca? l?abbia trasferita anche in famiglia e per noi, anche da grandi, non è facile trovare una sana via di mezzo tra rispetto e subalternità. Tutto sommato però questi ragazzi cresciuti senza padre qualche imprinting devono averlo subito, perché, almeno nella mia famiglia, la stragrande maggioranza ha poi scelto donne molto simili alle loro madri e tendevano a demandare il reparto educazione figli interamente alle mogli anzichè svolgere un ruolo attivo in famiglia. Non credo sia perché non gliene importasse dei figli, ma semplicemente perché non avevano idea di come iniziare a rapportarsi con loro o forse avevano paura di sbagliare. Il problema è che così ?l?assenza? della figura paterna rischia di perpetuarsi di generazione in generazione finché non arriva qualcuno, come Roberto, che decide di trasformare questa mancanza in un?opportunità: meno male! In realtà penso che il nocciolo della questione non sia puntare ad uno scambio di ruoli fra uomini e donne ma di non aver paura di incorporare nuove qualità e possibilità per arricchirci come persone diventando (si spera) anche genitori migliori.

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vittoria

27 novembre 2006, 16:07

Non ho avuto nè padre nè madre, quest'ultima perchè è venuta a mancare quando ero piccola ed il primo perchè è sempre stato assente nel capire le esigenze dei propri figli. Ho sofferto tantissimo.. ora a 32 anni ho raggiunto un certo grado di consapevolezza e non mi aspetto più nulla. Il fatto è che adoro e odio (in senso metaforico) mio padre lo definisco il "genio del male", brillante simpatico ironico acuto ed intuitivo da una parte e terribilmente egoista pronto sempre a smontarti ed in qualche maniera a metterti alla prova psicologicamente dall'altra. Fantastico e anche mostruoso. Tutto quello che sono lo sono grazie a me e all'aria che comunque ho respirato in casa. Grazie a mio padre se mai avrò dei figli cercherò insieme al mio compagno di far tesoro dell'esperienza, quindi dico "Grazie papi ti voglio un sacco di bene"

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Enrico

27 novembre 2006, 15:19

Ci provo... Prendo spunto dallla riflessione di Aurora che si sente tanto consolata del fatto di sentire la vicinanza di persone che "non conosce". Certo Aurora che ti siamo vicini... è assolutamente fondamentale (attinente ai fondamenti) di qualsiasi comunità (anche virtuale) l'essere vicini e quindi ovviamente solidali. Incredibile, inaccettabile e quindi assolutamente da chiarire è invece, come nella società odierna ci si ritrovi lontani e non solidali gli uni dagli altri, condizione assolutamente non naturale per l'umanità, che invece è stata spacciata per "normalità".
Da qui in avanti per me il discorso si fa difficilissimo, per cui chiedo scusa in anticipo se la chiarezza non dovesse essere cristallina.
Angelo ha letteralmente lanciato un macigno nello stagno, rendendo del tutto evidente il collegamento degli altri argomenti del blog "il narciso maschile", "la condizione di malessere del femminile", "la devianza nel comportamento giovanile" ecc., con "l'assenza di Socrate" ovvero lo scadimento della funzione sociale del "Pater"... "Magister" ecc. ecc.
Ciò che in sostanza fece la grandezza di Roma, non solo in termini di conquista militare ma soprattutto in termini di civiltà del diritto, fu l'assemblea dei Patres (dei Padri) cioè il Senato Romano.
Ovvero ciò che in termini di saggezza, esperienza e capacità di interpretazione della realtà, costituiva il meglio della società Romana dell'epoca era destinato a guidare la nazione ed incanalare le esuberanti energie della gioventù verso obbiettivi socialmente costruttivi e non autodistruttivi.
La realtà è che nell'epoca attuale questa funzione essenziale (fondamentale) della (perdonatemi) potestà patriarcale è venuta a mancare, essendosi sostanzialmente degradata a puro e semplice esercizio del potere e della forza bruta. Modello prontamente recepito ed imitato dagli immaturi adolescenti che si danno al bullismo, si riuniscono in bande.. ecc. ecc.
Spero che queste poche note non siano interpretate come una proposta di ripristino della potestà patriarcale del passato con tutti gli annessi di soprusi sulla altrettanto necessaria potestà matriarcale. E' evidente che quella era una degenerazione, come lo stupro, rispetto ad un sano rapporto sessuale. E' quindi necessario ripartire dalla comunità e dalla alleanza tra il maschile ed il femminile per correggere i "piccoli" errori di rotta degli ultimi secoli.

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tiziana peresson

27 novembre 2006, 14:46

io non ho avuto né padre né madre né patria e vi asicuro che ne pago, psicologicamente, le conseguenze ancora oggi che sono nonna. >Ho cercato di fare del mio meglio con mio figlio che aveva un padre assente, ma nessuno può sostituirsi alla figura maschile. Vedo però che mio figlio è un padre premurosissimo, forse troppo e anche questo non è un bene. Di certo la società ha bisogno di punti fermi, primo fra tutti la famiglia che oggi sembra latitare, vedi il bullismo, le violenze di questi poveri ragazzi. Mi ritengo fortunata, visti i miei trascorsi, di non provare odio (forse un po' di rabbia) e rancore, dolore però per tutto quello che non ho potuto assaporare dell'amore di una famiglia...

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mariangela

27 novembre 2006, 14:18

caro dott. che argomento forte e carico di emozioni è per me questo quisito sui padri,io non conosco il mio...non so che volto abbia ,ne che cosa faccia ma una cosa la so è sempre nel mio cuore,l'ho sempre cercato ovunque anche nei sbagliati compgni di vita di mia madre e non ,questo in me ha causato momenti di grande sconforto e rabbia sopratutto quando ero una ragazzina e comunque anche adesso c'è la voglia di conoscerlo vederlo sapere chi è...non c'è piu rabbia e dolore...da quando leggo i suoi libri e conosco la legge del Karma capisco tanrte cose...quanti padri ho abbandonati IO in una vita precedente? quanti ne ho fatti soffrire? questo forse l'assenza di mio padre mi doveva fare capire? 1abbraccio buona vita mariangela

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marina

27 novembre 2006, 14:03

Un raggio di luce illumini la coscienza dei padri, assenti a loro stessi;spesso amorfe presenze o buchi neri nei quali convergono i demoni del possesso, della violenza,del non-amore. Irresponsabili testimoni di un tempo che non conoscono e di uno spazio egoico. La donna, alleva il figlio nella solitudine monocorde di un mondo negato alla condivisione, all'Uno. Il figlio percorre le strade della non-consapevolezza, guidato dal modello culturale imperante, crescendo all'ombra di un vuoto che non incontrerà mai il suo doppio.Disperante.Continuo, tuttavia, come essere umano, donna-madre, a tacitare questo dolore:a sperare. Un saluto affettuosissimo Angelo.

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Alina

27 novembre 2006, 13:49

io non sento di appartenere profondamente alla mia famiglia..siamo così diversi,lontani.. ma attraverso di loro ho imparato molto. sono passata dall'incanto di un padre meraviglioso ed affettuoso al disincanto nel conoscerlo veramente durante l'adolescenza.mi sono perdonata, l'ho perdonato per le sue mille mancanze,tante,l'ho abbracciato,ci ho scherzato molto nel tempo, si..ma di certo non lo sento"padre".e più passa il tempo e più mi sento lontana da lui e così da mia madre. siamo compagni di viaggio e specchi nei quali ci riflettiamo,per crescere ed imparare l Amore.il mio bimbo non ha un padre presente. anzi, molto più saggio il figlio delpadre,un ragazzone che non vuole crescere,ancora iperprotetto,sostenuto,giustificato dalla mamma in tutto e per tutto.io erroneamente mi sono trovata spesso a voler colmare questo vuoto ma non è possibile.cerco come madre di non creare terreno fertile per un potenziale padre assente.se non si diventa uomini prima non si può essere padri..credo.non trovo molte parole..scusate..questo argomento è un tasto molto dolente..un abbraccio a tutti

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roberto

27 novembre 2006, 13:45

sono rimasto orfano di padre a 18 mesi, mia madre non si è voluta mai risposare e quindi a dovuto lavorare per mantenerci (io e mio fratello). Sono stato mandato in collegio a 3 anni, collegio di suore. Come si può ben comprendere non è che sia cresciuto con un modello maschile a cui far riferimento. Devo dire da un certo punto di vista la cosa non mi dispiace molto, riesco a vedere e comprendere meglio il mondo femminile ed a comprendere la loro sofferenza. Detto questo passo alla mia figura di padre. Sono stato sempre presente fin dai primi mesi, non mi sono mai sentito "d'aiuto" per la madre di mio figlio, ma complementare. Ho accudito mio figlio in tutti i momenti della giornata, sostituendomi alla classica figura della madre (cucinare, pulire, andare a prenderlo e accompagnarlo a scuola, ecc.). Non peraltro mi hanno affibiato l'appellativo di casalingo. Ho giocato con mio figlio, l'ho addormentato tutte le sere leggendogli qualcosa o inventandomi delle storie, ho studiato con lui, abbiamo fatto un sacco di cose insieme. Ora a 17 anni ed è un bravo ragazzo, con tutti i problemi di un adolescente e io sono felice di quello che ho fatto con lui e per lui. L'unico neo è che la madre forse non ha accettato questo ruolo e se ne andata. Io però continuo a non capire tutti quei padri che preferiscono passare il loro tempo sul lavoro o dedicandosi ad attività collaterali pur di non stare in casa adducendo la scusa di dover "provvedere alla famiglia". Quello che mi chiedo però e questo; non sarà che non avendo avuto un modello di padre "codificato" negli anni, mi è rimasto più semplice fare da padre in modo diverso?

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Paola

27 novembre 2006, 13:41

Dott. Bona è vero che ci sono padri assenti o padri/padroni,ma è pur vero che ci sono padri presenti e buoni educatori.Non ho avuto questa fortuna e neanche mia figlia l'ha avuta,ma i miei cugini si ,loro hanno un padre stupendo che li capisce e li sostiene.Ma il non aver avuto una figura paterna presente non mi ha portato a compiere atti di bullismo......forse non dobbiamo guardare solo all'interno della famiglia Dott. Bona?E forse avere altre figure di riferimento fa bene ugualmente per una crescita serena dei nostri figli?Grz e buona vita

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catia

27 novembre 2006, 13:32

premesso che non so perchè ci troviamo in una società con tanti padri assenti ho però due considerazioni che mi urgono perchè ci ho pensato tante volte anche prima. La prima è che ho la sensazione che gli uomini siano sempre sotto accusa e che si dia per scontato che abbiano colpa in proprio quando sbagliano (se sono cattivi padri o cattivi compagni) mentre per quanto riguarda le donne si cercano altrove i colpevoli (se sei una cattiva madre o una cattiva compagna - esistono- la colpa è della società, degli uomini, dei tuoi genitori, di tutti tranne tua). Come se gli uomini vivessero altrove, in un luogo dove famiglie, genitori e società sono idilliache e non subissero la stessa mancanza di amore e di sostegno che abbiamo sperimentato noi.
Un'altra cosa che mi sembra di notare è che noi donne diamo agli uomini messaggi contraddittori per quanto riguarda la paternità: li vogliamo presenti e amorevoli ma quando lo diciamo noi. Ossia, se una donna vuole un figlio l'uomo deve assecondarla ed essere un padre amorevole e presente (pena essere tacciato di immaturità ed egoismo se figli non ne desidera o non desidera prendersene cura) ma se una donna NON vuole un figlio allora diventa un problema che riguarda solo lei, tant'è vero che è comunemente accettato che decidere di un aborto spetti solo ed esclusivamente alla donna, che ha diritto ad una maternità libera e consapevole. Quello che mi pare facciamo passare sia il concetto che i figli sono delle donne (e lo facciamo passare violentemente quando vogliamo che i figli siano affidati a noi in caso di separazione per esempio) tranne quando le donne stesse decidono il contrario.
Un caro saluto a tutti
Catia

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oriana

27 novembre 2006, 13:30

Vorrei non avere padre e madre biologici,vorrei essere la figlia di me stessa e, nel bene e nel male, lo sono. Chi ti vuole bene può sostituirsi a quello che volevi e ti è mancato. Di contro: ho amato molto mio padre e lo amo tutt'ora anche se precocemente mi ha lasciato andare per la mia strada. Mi ha insegnato è di fare a meno di lui. Di questo gli sono grata. Per questo dico: i figli non ci appartengono come non ci appartengono i padri.

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mara

27 novembre 2006, 13:06

Beh per esperienza ho avuto un padre presente perche ' viveva in casa sotto il nostro stesso tetto ma non presente nella vita quotidiana , quasi ora non mi conosce come sono fatta non sa cosa ho vissuto quali sono le mie esperienze, delusioni , sofferenze..e' cosi importante il rapporto con il padre specie per una donna...e' fondamentale...ho sofferto molto per i suoi atteggiamenti e provo ancora piu' rabbia quando so ' che solo ora lui si e' accorto del tempo perduto che mai tornera' indietro..provo tanta rabbia e ora la sofferenza e' doppia.. sono sicura che i miei rapporti di oggi sono uno specchio del rapporto avuto con mio padre..infatti alla fine finisco per chiudere tutte le mie storie con gli uomini con la stessa metodologia....li amo tanto all'inizio ma finisco con tirare fuori tutto il mio profondo odio...se potessi tornare indietro cercherei di chiedere a mio padre solo una cosa......."PERCHE TI COMPORTI COSI???"mi fa una tenerezza esagerata quando vedo in giro bambini che tengono la mano al papa', o bambini che ridono e giocano con loro....e mi sale una malinconia per non aver mai potuto provare quelle sensazioni...e' stato cosi un peccato...sono molti con la mia stssa esperienza e dico a tutti i papa' di stare insieme ai propri figli di giocare ridere e scherzare non sapete quanta gioia potete dare ..... non glielo mai detto ma vorrei dirlo qui...papa' comunque sia stato ti voglio bene.. scusate se sono uscita dal discorso....un abbraccio forte.!!

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salvatore

27 novembre 2006, 12:21

Cari fratelli care sorelle (va che nonsono il papa)sin dalla notte dei tempi l'uomo il padre è sempre stato assente;il compito di svezzare i cuccioli e toccato alla madre.Il padre prima doveva cacciare per poter nutrire la prole etutta la famiglia.La civiltà contadina ci insegna che il compito del padre,ere sopratutto la procreazione
(ecco perchèqueste famiglie numerose)si aveva bisogno per il futuro di braccia che potessero aiutare nei lavori dei campi.Anchenella civiltà attuale (superautomatizzata)i padri sono super assenti,perchè?perchè non esiste piùil lavoro contadino,esiste il lavoro industrale oppure il terziario.
Questo padre non può essere presente,il lavoro si svolge fuori,anche lontano.Certo che vivere in una famiglia agiata dove non necessita l'assenza del genitore di sbarcare il lunario tutto è più facile,non devi spiegare nulla a tuo figlio.Nel caso contrario (dove il padre si deve sbattere a destra e a manca per sopravvire)chi lo dice a un bimbo ad un adolescente ch'è egli stesso che genera un padre assente perchè tutto è Uno?ed è un percorso che l'astronave deve fare?come si fa a dare serenità ai figli?
Un caro abbraccio a tutti.

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Enrico

27 novembre 2006, 11:01

Per Aurora:
abbracciami... tu che ti chiami come mia madre,
come mia madre ha abbracciato me che mi chiamo come tuo figlio.
Fammi una carezza.. tu che sei mia madre, ti restituirò un grande abbraccio.. io che sono tuo padre.

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Paolo - Parma

27 novembre 2006, 09:51

Ad Aurora....Mi permetto anch'io come il mio omonimo di darti un consiglio...scala quella montagna e abbraccia tuo padre sopratutto adesso che ti è ancora concessa questa possibilità...un domani potresti pentirti di non averlo fatto e allora non potrai più porvi rimedio...dopotutto tu stessa dici che anche lui, a sua volta ed in modo più drammatico del tuo, è orfano di padre e che la sua debolezza, la sua latitanza nei vostri confronti potrebbe derivare anche e sopratutto da questo fatto. A suo tempo anche a me capitò questa scelta, dura per certi versi...Lo feci, lo abbracciai, e furono sorrisi e letizia per il resto dei suoi giorni (e dei miei con lui)...pochi purtroppo! Ti abbraccio...

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Paolo - Parma

27 novembre 2006, 09:41

Molto bello questo spunto...e altrettanto difficile da sviscerare nello spazio di un post..Ho letto i precedenti commenti che già portando esperienze diverse dando già varie interpretazioni che condivido appieno. Cercherò , da non padre, di portare anch'io il mio piccolo contributo. Credo che l'uomo sia un essere alquanto distorto di certo per vocazione e nondimeno perchè gia dal momento della nascita gli viene affibiato uno zainetto di responsabilità non indifferente (si certo anche alla donna, ma se vogliamo essere obiettivi un pochetto più leggero, almeno sulla carta)...L'uomo deve esser questo, deve dimostrare quello, deve essere in grado di non far mancare niente alla famiglia e il tutto non dimenticandosi che nel farlo deve mantenere un certo aplomb (dove sta scritto poi?)...tutte cose sacrosante ma oggi credo sia veramente dura! x tutti! Io non voglio assolutamente giustificare questo tipo di padri ma cerco di comprenderli. Il mio più grande rammarico è quello di non avere figli, di non essere riuscito a dare la rotta a nessuno, e conseguentemente a ciò credo di poter affermare che io stesso mi sento talvolta sbandato. Se nel percorso vita di un uomo (e di una donna) logicamente compagni, mancano i figli credo che si possa parlare di un "incompiuto". Dopotutto in natura regna la prosecuzione della specie e anche noi umani rientriamo in quest'ottica. La stessa coppia (famiglia) si completa e non solo, si eleva, nella crescita dei figli. Ripeto, facile potrebbe sembrare il mio giudizio non essendo padre ma cosa ci può essere di più grande, di più bello per un genitore che vedere una nuova vita, una persona, crescere e formarsi sotto i propri occhi e tutto ciò sotto il proprio influsso affettivo e morale? La vita di un genitore è e deve essere in funzione dei figli, tutto ruota intorno a loro e tutto dovrebbe essere finalizzato acchè il passaggio del testimone avvenga nel miglior modo possibile...mi fà sorridere il riportare allegoricamente il pensiero al primo giorno di scuola, i genitori che accompagnano il pargolo all'entrata manina nella mano, e, allo scoccare della campanella trepidanti lo lasciano alla sua nuova avventura..così mi piace vedere la vita dei genitori..accompagnando il percorso di vita del figlio rassicurandolo e rinforzandolo giorno per giorno su ciò che lo aspetterà un domani...e allo scoccare della campanella....sarà un altra storia, un altra vita!
Splendido questo blog che riconduce e integra quello del bullismo...Armonia!!

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Mirella

27 novembre 2006, 09:22

Non riesco a scrivere di mio padre.......... il nostro è stato un rapoporto di odio-amore......... troppe volte ci siamo scontrati finkè gli ho detto urlando: "tu nn sei il padre ke avrei voluto" e lui di rimando: "neanke tu sei la figlia ke avrei voluto".......... e ho capito ke mio padre era il mio specchio e che nel dirgli quella frase in primis rifiutavo me stessa........... quando ho coscientemente capito la legge del Karma ho smesso di credermi vittima........ e l'ho abbracciato!!! NN è successo molte volte ma è una sensazione "rigenerante". Aurora cerca di abbracciare tuo padre, vedrai ne vale la pena, fidati......... nn pensare a come devi farlo vai da lui e stringilo a te.

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Matronix (Silvia)

26 novembre 2006, 17:33

Mio padre è stato il classico "Padre di una volta"! Duro, severo, esigente, perfezionista, qualche volta lontano (solo apparentemente) però sempre pieno d'amore. Da 20 anni è "di là" ma è anche in me, sono grata di aver avuto un padre così, anche se ci siamo scontrati per tutta la vita (sono nata già ribelle!).
Però a 42 anni suonati non ho figli, fino a una certa età perché non mi sentivo pronta io, poi perché nessun uomo di quelli che ho incontrato mi sembrava un potenziale buon padre secondo i miei opinabilissimi criteri.
Poi, per fortuna, mi sono resa conto che i miei parametri di valutazione erano completamente sbagliati, perché tenevano conto soprattutto di aspetti "materiali" (cultura, belle maniere ecc.) e non tenevano conto della "vibrazione spirituale" per così dire. Sono felice di aver cambiato punto di vista, anche se a costo di un lungo e difficile periodo di solitudine.
Oggi credo che il mio cuore sappia trovare - almeno ogni tanto - un "metodo d'Amore" che unifichi - con pazienza e tenacia - istanze dello spirito e della vita incarnata.
Il mio compagno attuale è il mio opposto in termini di storia personale, carattere e interessi, chiuso e con modi un po' rozzi da "duro", e non è sempre facile restare in sintonia. Però mi abbaglia con l'immensità della luce nel suo cuore, la sua grande anima mi nutre ogni giorno, kissenefrega del resto!
Uomini spesso sotto accusa in questo blog, e per questo argomento specifico mi dissocio perché credo che noi - uomini e donne - ci creiamo a vicenda.
"Quando punti l'indice verso qualcuno altre tre dita sono puntate verso di te!" dice un detto anglosassone, quanto ci sforziamo di comprenderci realmente l'un l'altro? Con quanto impegno ci aiutiamo a imparare l'Amore?
Anche il più immaturo e codardo dei narcisi ha una luce nel suo cuore, riconoscerla è un buon inizio, secondo me.
Sogno? Forse si, ma non svegliatemi per favore, amo il mondo nel quale vivo e gli esseri di luce che lo popolano!

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lara

26 novembre 2006, 12:02

Anch'io spesso ho l'impressione che mio pare sia un tizio che casualmente vive sotto il mio stesso tetto tanta è la distanza emotiva che ha creato..non so perchè. Come educatore non ha avuto nessun ruolo: sosteneva che l'educazione potevano impartirla solo gli insegnanti nelle scuole; ai suoi tempi (negli anni '40/'50)era così, e gli insegnanti erano autorizzati ad usare anche maniere violente per fini educativi. Oggi un insegnante deve stare molto attento a quello che fa! I padri latitanti di oggi sono quei figli trascurati dal padre di ieri: non hanno ben capito la funzione precisa che deve avere un padre(se fossi uomo, anch'io avrei difficoltà a capirla)e non sanno come agire. Non saprei cosa consigliare. Ci vorrebbero dei corsi di formazione!

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Maria G.

26 novembre 2006, 02:41

Scusate il mio povero italiano.. sono nata e studiato in Sudamerica.. sono quasi 28 anni che vivo in italia e ancora oggi piango la mia terra, la mia non è nostalgia ma sofferenza continua perchè l'uomo che ho sposato non è stato mai un UOMO amico, compagno, sopratutto incapace di amare... ma questo non conta ormai... la vita è passata.... conta si, per i figli, lui non è cattivo, mantiene la famiglia ma è totalmente assente a tal punto che i due figli maschi pagano le consequenze di questa terribile assenza paterna, il piccolo per anni è stato un "diverso", dopo aver girato e girato da un psicologo ad altro tutti la stessa risposta: mancanza della figura paterna, un padre che non communica, che non dialoga, che non cè.. era nei confini dell'autismo.. ci son voluti anni di terapia e tanto lavoro finchè... il miracolo.. grazie a Dio ne è uscito fuori alla grande ed oggi è un piccolo genio.. ma il papà ancora non ha capito che il responsabile di ciò è stato lui stesso, ora combato con mio figlio più grande 18enne, un ragazzo sano di buoni principi, UMILE, e buono, ma con seri problemi di ansia, insicurezza, si vergogna di tutto e dopo averlo convinto stà andando da una psicologa, sicuramente ne uscirà fuori e non sentirò mai più dire mamma "mi vergogno" , è una lotta continua con il loro papà, ma lui non capisce, per lui dare amore è impossibile, vive in una nuvoletta fregandosi di tutto, tanto ci sono io che pensa ad ogni cosa.. vivo con rabbia dentro ogni giorno, perchè per anni e anni gli ho chiesto amore, interesse, presenza... cose che non costano, e ho voluto fargli capire in tutti i modi ma tanto ho parlato ad una roccia, come mamma e donna forse avrei potuto fare di più se erano femmine ma sono maschi e lo specchio di vita è la figura paterna, con chi si confrontano? Che tristezza tutto questo... avere tanto e non saper apprezzarlo, oggi il mio dispiacere è solo per i miei figli, perchè loro soffrono di aver un padre cosi, che non alza mai le mani, che non fa mancare niente materialmente, ma continuamente fa violenze mentali.. non sa dire una parola senza urlare o bestemiare.. non chiede mai nulla a loro, non sa che fanno, è un posto più a tavola e basta.Credo che si renderà conto un giorno.. perchè ciò che ha seminato raccoglierà-- Grazie dr.Bona, per avermi permesso questo sfogo. Ancora una volta scusatemi per i miei errori ortografici. Un fuerte abrazo

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zingara

26 novembre 2006, 02:11

E' davvero difficile non indignarsi e non perdere la calma su questo argomento quando sai che la persona più importante della tua vita ne sta soffrendo da quando è nato.. non penso più, come facevo prima, che piuttosto che avere un padre farabutto sarebbe meglio non averlo, come neanche penso che sia giusto accettare il menefreghismo e l'immaturità di certe persone indistintamente dal loro sesso...So però che crescere senza è davvero difficile e anche doloroso...ed ecco anche spiegarsi la perdita dell'identità femminile...cito il dott. bona quando dice di donne che corrono coi lupi e che poi si ritrovano sole coi lupacchiotti:)

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odette

25 novembre 2006, 21:36

io sono sempre stata trascurata dal proprio padre , cercavo affetto,amore , ma ho sempre urtato contro la sua indifferenza . Per fortuna ho avuto una mamma che mi ha sempre compresa e che dialogava con me . Non per questo ho avuto comportamenti violenti..anzi tutt'altro,ma certo è che i miei rapporti con i maschietti non sono stati un successo ..proprio no ! L'unico rammarico che ho è che nonostante gli anni non riesco ancora a sfondare quel muro che stà ancora limitando la mia voglia di dare e ricevere amore....scusate lo sfogo

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romana

25 novembre 2006, 20:40

Quando, più di 25 anni fa, frequentavo le lezioni del prof.Pietropolli Charmet, meraviglioso docente di psicologia dinamica alla facoltà di filosofia, in statale a milano, si discuteva della teoria dei codici affettivi di Fornari, in particolare del codice "materno", che privilegia il legame eterno madre/bambino come fonte di ogni sicurezza (dipendenza) e del codice "paterno" che invece prescrive la crescita e la separazione dalla madre (autonomia). Mi ricordo la grande preoccupazione che già veniva espressa nei testi e nel corso delle lezioni, per la crisi della funzione paterna e per la società italiana (per Fornari eccessivamente maternalizzata) che si incamminava ad essere una società, appunto, senza padri. Una via d'uscita era stata proposta e tracciata:in parole povere, per recuperare positivamente la funzione paterna si suggeriva di aiutare e sostenere i giovani nella maggiore assunzione di responsabilità e di autonomia attraverso proposte più educative, attive e creative...e meno punitive, passive(vedi certe lezioni a scuola...)o curative.Ma l'espletamento di questo compito, che comprende anche il confronto e l'accettazione dei propri limiti (e oserei aggiungere l'introduzione alla comprensione della legge karmica di causalità),dovrebbe entrare a far parte delle funzioni "consapevoli"delle famiglie(chi glielo insegna?Chi frequenta le scuole per genitori sono sempre quelli che non ne hanno bisogno) e dei programmi ministeriali delle scuole di ogni ordine e grado, a cominciare dalle elementari, con indicazione di priorità assoluta! Utopia? Forse no. Quando non sono diffidente, sono un'ottimista spesso ingenua, ma non lo ritengo un tratto così negativo.A volte, il crederci al di là di ogni reale e concreto ostacolo,mi ha fatto raggiungere mete insperate. Non so, questo tema è di grande portata, ma penso che tutto riguardi tutti,siamo tutti Uno e siamo interconnessi. Siamo tutti coinvolti e tutti coresponsabili e quindi ognuno di noi può fare qualcosa, può impegnarsi seriamente affinchè le cose cambino.Si deve consapevolmente cominciare da un piccolo passo, dal modificare un punto di vista, un'aspettativa, dal rompere un piccolo schema mentale...In questo campo non ci sono ricette o rimedi sicuri.Credo sia molto importante il confronto, il parlarne. Grazie dr.Bona per questo spazio che è di tutti e per tutti.Hai un grande compito e una grande responsabilità.Se tutti gli uomini fossero come te,non saremmo in una società senza padri! Un abbraccio a tutti

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Enrico

25 novembre 2006, 19:37

Caro Angelo,
hai messo il dito nella piaga... Credo che le implicazioni dell'argomento siano di estrema importanza nell'attuale momento storico. Cercherò di postare un contributo, così su due piedi è troppo impegnativo.

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