Cari amici,
cosa fareste se un amico fraterno vi telefonasse alle 18 per dirvi che si sta suicidando per amore? Ricordo quando avevo trent'anni lo sconsiderato proposito di un caro coetaneo. Massimo non ce la faceva piu' e la "tedesca", la sua terribile teutonica ragazza di Francoforte lo aveva lasciato in tronco offendendolo e umiliandolo nel giorno del suo compleanno. "Sei il solito mollusco!", "Un uomo senza attributi!", "Non ti amo piu', vattene!". Massimo era rimasto attonito per una giornata intera, ma poi verso sera il baratro dell'abbandono aveva segnato un solco profondo nel suo cuore.
"Mi faccio fuori" aveva pensato fra se e se e visto che era un collega medico era sceso in farmacia per fare incetta di psicofarmaci. Prima di assumerli fortunatamente come ultima ratio mi aveva chiamato.
"Non fare delle sciocchezze! Corro! Dammi trenta minuti...promesso?"
Dopo avere estorto un ripetuto ok mi catapulto ai duecento all'ora (sinceramente centottanta...) sull'autostrada che unisce Bologna a Sasso Marconi, esco allo svincolo e raggiungo a razzo la casa dell'amico. Suono e mi accoglie con un pianto straziante ripetendo che non ce la faceva piu'. Leggiamo insieme le lettere di questa "gentile" e meravigliosa valchiria nelle quali trapela un odio profondo verso il genere maschile, un disprezzo radicato verso lo "straniero", alcuni cenni di razzismo femminista e toni trionfali che differenziavano la sua grande patria dall'Italia.
"Ma questa è la figlia di Himmler!" sbottai ad un certo punto stremato. "Come hai fatto ad innamorarti di una della Gestapo?". Massimo non terminava la sua lamentazione e riverso sul divano dava sfogo al peggio di sé, ben oltre un momento di debolezza.
Cercai in ogni modo di farlo reagire ed alle due di notte dopo l'ennesima dichiarazione di suicidio avvertii una rabbia sana e prorompente salire dentro di me.
"Basta!" Gridai con tutta la mia forza salvifica. "Piantala! Mi hai rotto....verrai colto dal morbo del dio Ikki!"
Massimo resto' attonito, stupito e mi chiese con un filo di voce:
"Chi è il dio Ikki!"
"E che ca....ne so!" risposi di getto.
Dopo trenta secondi di incombente silenzio nel quale mi resi conto di averlo indotto in trance senza volerlo, Massimo venne colto da una risata convulsiva incontenibile. Pensai che poteva letteralmente morire se non avesse terminato le apnee seguite da scariche di risate come maree montanti ed irrefrenabili. Si rotolo' per terra mentre mi ringraziava dicendomi: "Questo è un esorcismo! Grazie!" Tra le lacrime lo vidi finalmente resuscitare come Lazzaro.
Con molta probabilità quel riso sfrenato ha prodotto una "bomba serotoninica" con sintesi spontanea del neurotrasmettitore antidepressivo.
Da quel momento confesso che a volte utilizzo anche con i pazienti la strategia di portarli al riso terapeutico ed il dio Ikki è divenuto un totem della mia psicoterapia e dell'ipnosi regressiva. Anche durante le ipnosi regressive si possono produrre delle abreazioni, cioè delle liberazioni emotive che comportano scariche di riso. Catullo dice: "E' difficile guarire di colpo di un amore durato a lungo". Bene, Massimo è riuscito a scaricare tramite il riso questa ferita bruciante recuperando il proprio equilibrio.
Domande per voi:
Cosa pensate di questa storia vera di guarigione sentimentale tramite il riso? Vi è mai capitato di stare molto male a causa di un amore perduto? Avete mai pensato al suicidio a causa di tormenti sentimentali? Credete nella forza terapeutica del ridere? Ridete spesso o mai? E soprattutto credete esista il fatidico e comico dio Ikki?
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L'immagine di questo blog è stata realizzata da mio figlio Francesco e ha per titolo: Il dio Ikki. ( francescobona@gmail.com )
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Buona Vita Angelo Bona