Cari amici, mi capita spesso di ascoltare pazienti che manifestano una paura non definibile e non circoscritta ad una specifica fobia. Mi descrivono un pervadente disagio, un’angoscia generalizzata a cui non sanno dare un nome: in poche parole soffrono di paura della paura.
Le persone affette da paura della paura manifestano un’ansia persistente che rimane sempre attiva e viene esacerbata da qualsiasi circostanza o attività. Anche l’aspettativa dell’accadimento atteso produce apprensione o ansia di anticipazione che acutizza il continuo stress del soggetto.
Il pauroso ha sempre i nervi a fior di pelle, è facilmente affaticabile, non riesce a concentrarsi, manifesta vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare, insonnia e questo continuo affaticamento lo conduce spesso alla depressione.
Se interrogo il paziente non mi sa spesso definire un oggetto, uno stressor che causa il suo continuativo disagio.
La condizione del paziente è tale da non sfociare in un eclatante attacco di panico. Neppure l’ansia si manifesta soltanto nella relazione interpersonale come nel caso della fobia sociale. Il soggetto non teme soltanto le malattie come nel caso dell’ipocondria. Ancora, la problematica ansiogena non è unicamente motivata dell’allontanamento da casa o per ragioni di obbligatorio controllo del cibo come accade nell’anoressia nervosa.
Insomma non si riesce a circoscrivere la causalità del disturbo ed il paziente, che più spesso è una paziente, si trincera dietro frasi generiche quali: “…ho paura di tutto, vivo nel terrore che accada qualcosa a me o ai miei famigliari, tutto mi inquieta; se devo affrontare un imprevisto mi carico di una angoscia incontenibile”. Un disturbo d’ansia generalizzato.
Dall’anamnesi si scopre spesso che il paziente è sempre stato ansioso, ma non è infrequente il manifestarsi della “paura della paura” già durante l’infanzia con una esacerbazione nell’adolescenza.
I media panicogenici, i terroristici telegiornali, i dettagliati report sulla violenza, i quotidiani omicidi, la crisi economica e la perdita del lavoro di milioni di persone di certo non favoriscono il rilassamento e la serenità, ma purtroppo lo share sale se si parla di sangue e di tragedie ed una curiosità morbosa tiene attaccate allo schermo troppe persone che si impestano l’inconscio di fotogrammi contaminanti.
La mia lunga esperienza di migliaia di ipnosi regressive mi conduce ad affermare che il nucleo tematico fondamentale in queste ansie pervadenti e apparentemente prive di causalità è sempre la morte. Le trance conducono inevitabilmente alla stessa rivelazione che è più di una ipotesi: una morte latente, spesso traumatica continua a pulsare dentro il DNA producendo i sintomi senza immagini che la paura della paura manifesta.
L’ipnosi regressiva riporterebbe alla luce questi fotogrammi occultati liberando la carica emozionata celata che continua a generare la paura nel nostro genoma. La memoria genetica è dimostrata per ora solo su animali da studiosi dell’Università di Princeton, come Tang YP et al, che sono giunti a importanti conclusioni. In un primo studio compiuto sul gatto e apparso su Nature (Nature 1999 Sep 2;401(6748):63-9) affermano che “I nostri risultati suggeriscono che il miglioramento genetico di attributi mentali e capacità cognitive come l'intelligenza e la memoria nei mammiferi è fattibile”.
Ancora, Jacobs SA et al, della Georgia Health Sciences University affermano che è possibile migliorare geneticamente nei topi la memoria del riconoscimento sociale delle diverse specie di animali (One 2012;7(4):e36387. doi: 10.1371/journal.pone.0036387. Epub 2012 Apr 27.
Ne deduco che anche le esperienze di morte possano rappresentare un apprendimento trans generazionale ed una volta archiviate nel DNA essere risvegliate dall’ipnosi regressiva. Sono consapevole che non esiste ancora una prova scientifica di ciò, ma le mie esperienze terapeutiche avvalorano questa ipotesi e gli studi sulla memoria genetica animale rafforzano la mia deduzione.
Vi ripresento ancora il video di Erika, identificatasi in una ragazza etrusca che muore ad Ercolano nel 79 d.C., per farvi notare come la fase terapeutica dell’ipnosi sia fondamentale per scaricare quella che ritengo una sua memoria genetica. Ora la paziente sta bene, ha superato la sua paura della paura, è scomparsa l’emicrania che la affliggeva e il risultato è quello che conta. Per vedere il video CLICCA QUI.
Buona Vita Angelo Bona
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L'immagine di questo blog è stata realizzata da mio figlio Francesco Bona grafico e ha per titolo: Paura della paura e ipnosi regressiva
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