Sono certo che provi la mia stessa sensazione che giorno dopo giorno la vita che viviamo sia sempre più obbligata ad una simulazione.
Ti chiederai come mai siamo tutti calati e ipnotizzati in una realtà virtuale, in un cyberspazio, in una cyberesistenza dove tutto ciò che accade è sempre più finto.
Per simulazione intendo un modello di realtà che si sostituisce alla vita, una iperrealtà che quotidianamente siamo obbligati a sostituire con l’esistenza naturale.
In ogni ambito assistiamo a questa simulazione: politica, religione, sessualità, affettività, guerra, finanza, medicina, terrorismo, morte ecc.
Ogni categoria del reale è stata invasa dalla iperrealtà e si simula una ideologia, una fede, una cura, un’intimità, un orgasmo, un bisogno, un’ amicizia, un amore.
Tutto è sempre più finto in questo Matrix di totale mancanza di vera comunicazione.
Non c’è più nessuno di fronte, non c’è un destinatario della relazione digitale ed un “mi piace” è un minuscolo piacere senza una vera scarica di libido.
Ci viene rubato il tempo per volare, per giocare, per ballare, cantare, meditare, raggiungere l'Uno.
Tutto il nostro presente è già delineato da binari virtuali, da obblighi consumistici, da dittature culturali. Andiamo a votare in questo “paese dei seggi continui” per eleggere rappresentanti che simulano in campagna elettorale l’interesse e la sensibilità sociale, la tutela dei diritti, la democrazia.
La democrazia è il sistema di simulazione al quale il potere dedica più tempo, naturalmente per generare un simulacro che alla fine si chiama dittatura.
Immagini, modelli, codici si sostituiscono alla realtà e costruiscono il reame dell’iperreale, un mostruoso inferno virtuale di matrici e memorie.
La simulazione codifica, programma non una ripetizione, una clonazione della realtà, ma un universo nuovo, una cyberdimensione nella quale noi mutanti, robot simulativi dobbiamo sentirci a nostro agio.
C’è chi dice no! Afferma il grande Vasco che unisco a Jean Baudrillard, a Philip Queau ed ai più grandi filosofi contemporanei.
Vasco ci indica la strada del no! Certo il suo esempio potrebbe essere opinabile per la spericolatezza insita nella sua natura, ma dalla sua musica e dai suoi testi vorrei estrarre quel no così importante.
Dobbiamo dire no a Matrix, dobbiamo svegliarci dalla simulazione, dal consumo come fine della nostra esistenza.
La felicità non è consumo , ma dannazione nel cyberinferno.
I gestori dell’iperrealtà, a loro volta schiavi di Matrix generano attraverso i media una continua tensione sociale, un neuromarketing di terrore, violenza, dolore, morte che esalti la logica compensatoria del consumo.
Guerra, spread, isis, Europa, omicidi, riffe si mescolano in un prodotto artificiale volto a condizionarci e a deprimerci.
Quale potrebbe essere la cura? Non sono un sociologo e nemmeno un filosofo, ma un medico che si interessa da trent’anni di ipnosi.
Affermo quindi che nel cyberspazio di matrix la gente è in trance, è perduta in una ipnosi negativa e deve essere deprogrammata dalla iperrealtà e dalla simulazione.
Ogni tessera del mosaico di Matrix è assoggettata alla logica del profitto, perché il profitto è ciò che ha sostituito l’amore con la parola consumo.
L’ipnosi medica regressiva è un potente antidoto a Matrix ed ogni giorno cerco di svegliare quante più coscienze posso.
Svegliamoci dalla simulazione, svegliamoci dalla iperrealtà, svegiamoci dalla simulazione dell’amore!
Domande: sei sveglio/a? Vivi in una cybersocietà? Credi agli organi di informazione? Pensi che il consumo generi la felicità? Vorresti uscire dalla iperrealtà? Pensi che l'ipnosi medica regressiva svegli o addormenti?
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