Evocare vuole dire “chiamare fuori” dal latino E fuori, VOCARE chiamare. Amo infinitamente questo verbo transitivo che profuma di antico, di sacralità, di resine odorose. Un verbo che diventa una metodica ipnotica che mi riempie il cuore di gioia.
Molte parole sono state legate nel tempo all’ipnosi: suggestione, plagio, condizionamento, sottomissione, derisione, spettacolarità ecc.
Evocare non richiama alla mente nessuna precedente associazione degradante l’ipnosi.
Esiste un distinguo fondamentale tra l’evocare o l’indurre ad evocare ed il suggestionare. La suggestione è un forzoso suggerire da “suggerere”, la cattiva arte di coloro che prediligono istigare il proprio credo o pensiero nella coscienza altrui.
La suggestione non è solo una pratica degradante l’ipnosi, ma diviene una strategia sociale, politica, spirituale.
Quando non si accetta il libero arbitrio dell’altro lo si condiziona, lo si blandisce o purtroppo lo si obbliga ad un comportamento, ad una ideologia, ad un credo.
L’ipnosi evocativa è una metodica libertaria, una disciplina di assoluto rispetto dell’animo del paziente.
Non si intima “dormi!”, non si impone “ esegui!”, ma semplicemente e permissivamente si favorisce uno “sgorgare”, un “ fuoriuscire” , una maieutica di ciò che veramente alberga nel nostro cuore o nel nostro animo.
Quindi il primo punto della metodica dell’ipnosi evocativa è la mancanza di suggestione o condizionamento del paziente che in una parola possiamo sintetizzare in: rispetto.
Il secondo punto è la non sudditanza alla legge della linearità del tempo e quindi il non credere al passato o al futuro, ma soltanto all’ineluttabilità di un eterno presente.
Se il presente solo è, non potrà esistere un’anima precedente o una vita precedente, ma soltanto un’esistenza sincronica al miracolo dell’Adesso!
Nell’ipnosi evocativa esisteranno quindi non vite precedenti, ma vite sincroniche, rappresentazioni di “noi”, delle nostre identità multiple o “other selves” e non regressioni ad un tempo cartesiano inteso come una dimensione.
Risponde a ciò il mirabile pensiero del Dalai Lama che afferma come il tempo non sia assolutamente una dimensione. “ Se si assume che il tempo, per esempio la più piccola unità di tempo empirico esista in assoluto, sottoponendolo poi ad analisi non si troverà nulla” e ancora: “ Il tempo non fa parte dei fenomeni fisici né di quelli mentali, inoltre si tratta di un fenomeno impermanente”.
L’ipnosi evocativa trova le sue radici nell’antica tradizione vedica e buddhista e nel fondamentale testo di Raja Yoga di Patanjali La scienza dello Yoga ove l’ipnosi evocativa, questa antica disciplina veniva chiamata “pratiprasavah” o “rinascita atemporale”.
Il nostro spirito sogna corpi ed esistenze sincroniche calate nell’eternità dello spazio tempo accessibili tramite la meditazione, le pratiche Yoga e l’ipnosi evocativa.
Oltre la reincarnazione quando l’anima evoluta si libererà del karma del tempo potrà ancora evolvere e re-animarsi orientando il suo viaggio in “vite” affrancate dalla prigionia della materia.
Buona vita Angelo Bona