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Il palpito dell’Uno, l’ipnosi regressiva e i colloqui con gli Spiriti Maestri

L'incontro del dottor Bona con un paziente, Davide, senza alcun problema psicologico, apre scenari insospettati sulla dimensione dell'anima. La trance ipnotica di questo paziente-non-paziente sfocia in territori oltre confine, ove altissime Guide Spirituali affrontano i grandi temi dell'umanità: l'Amore, la società contemporanea, la morte, la meditazione, il male, la malattia, il tempo.

Nel nome dell'Uno

«Parlare con un Angelo che affiora dalla trance é certamente un’esperienza mozzafiato, una comunicazione che va oltre le parole e che coinvolge ogni registro vibrazionale: la mente, l’anima e il cuore.» Così Angelo Bona, psicoterapeuta e anestesista, descrive le straordinarie esperienze di channeling di una sua nuova paziente “astronave” dell'Uno.

Il profumo dei fiori d’Acacia, l’ipnosi regressiva e la via del Samadhi

Lungo il cammino di ritorno a noi stessi, le vite assopite nel cuore si destano e raccontano un raggio di luce che conduce a Dio, seguendo l'essenza dell'uno: il profumo dei fiori d'acacia. L'esposizione di casi clinici reali e la loro attenta interpretazione si inseriscono in una sintesi unitaria, dove il nucleo simbolico dell'acacia rappresenta un'importante chiave di lettura.

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Il cipcipblog dell'AIRe: post completo e commenti

QUANDO BIMBO GIGIO INCONTRO' IL PITECO

Cari amici, sono rimasto molto deluso per il fatto che nessuno di voi ha compreso cosa sia un Piteco.Anche lui si è risentito moltissimo credendo di essere più facilmente identificabile. Va beh, passiamo oltre. Ieri sera ho visitato la libreria Pendragon di Bologna, in via Saffi n.15/2A. Sono entrato con piè festoso ed ho chiesto alla diafana e gentile commessa come andasse il mio libro. Mi ha risposto che ne avevano venduto solo una copia."Come, solo un bruco?", ho replicato. " Sì dottore, se lei non va in Tv, è dura, poi in Italia se non si è spinti da Picone..." Solo allora ho notato che un Piteco era entrato nella libreria. Guardingo e ramingo aveva iniziato a sfogliare un testo di cucina bolognese. " Me ne metta da parte duecento" ha detto al fin della licenza. Poi con sguardo canzonatorio mi ha inferto un "io tocco, anzi io magno!".Ho percepito improvvisamente il mio corpo mutare, metamorfosare nella rotondetta sagoma di Bimbo Gigio piangente. Bologna, la mia amatissima città mi aveva abbandonato, mi aveva lasciato irrimediabilemnte solo. Ho dovuto sgridarmi ripetutamente per finire quella "mescola" ovvero quel piagnisteo. Ho pronto il libro sul channeling di Davide e non lo voglio sprecare, è troppo importante per tutti. Penso che il Bruco potrebbe rappresentare un buon pesce pilota se fosse valorizzato per preparare una rete di distribuzione, ma se non comprendono un verme, come potranno apprezzare un channeling? Magari il Piteco ed alcuni  inveterati ghiottoni penseranno che si tratti di un piatto di cannelloni con il sugo.Sob...sob!Buona Vita Angelo Bona

Postato il: 15/10/2006 | Letto 48.307 volte | 

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Dr. Angelo Bona
Via Andrea Costa, 73
40134 Bologna

Tel per appuntamenti in studio: 327 90116 94

Scrivetemi a angelobona1@gmail.com

Buona vita,
Angelo Bona

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Commenti al post16 Commenti al post

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sintetico di Enrico per risposta Bona

19 ottobre 2006, 08:54

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Enrico

18 ottobre 2006, 16:15

Credo che ad un coccodrillo archetipico si possa dare solo una mano metaforica, ma ovviamente il gioco è incentrato sul doppio senso, dato che il personaggio in questione se ne è già mangiata una (quella di Uncino) e quindi quando "chiede una mano" coccodrillescamente potrebbe anche volersela mangiare.....
Ma c'è anche una terza possibilità... (io l'ho immaginata e per adesso non la dico)... chi gioca ad indovinare...? Non è difficile ed anche molto pertinente e funzionale al gioco del Piteco.. Può essere divertente trarne una storia e qualche collegamento interessante...Chissà... potrebbe saltare fuori anche un quarto senso dell'affermazione coccodrillesca.... Il gioco è aperto a tutti...

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La Bella Addormentata

18 ottobre 2006, 15:09

...non appena avrò avuto modo di leggere con attenzione quanto scritto.. e non appena avrò risolto il mio nodo karmico di aggressività-pulp...
sob..e con l'ingenuità come la mettiamo...ma intendi "darti una mano" metaforicamente parlando vero???...

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COCCODRILLO

18 ottobre 2006, 13:13

Adesso me la date una mano?..... ha ha ha....

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Enrico

18 ottobre 2006, 13:01

Ancora sul Bruco Tic.. Bruco Tac.
Per integrare quanto scritto prima, (anche se ritengo che approfondire tutti gli aspetti interessanti sarebbe troppo lungo o forse proprio impossibile) vorrei chiarire qualcosa sulla mia personalizzazione del Bruco operata attraverso l'identificazione col COCCODRILLO della storia di Peter Pan.
Trovo un bellissimo sito sul TAO (- taote.it- veramente consigliabile anche se non ho letto tutto) e siccome non mi pare che ci siano limitazioni di copyright, ne riporto l'interpretazione relativa alla fiaba di Peter Pan rivisitata nel film della Disney e nel film di Spielberg......
Nel corso dello scontro finale, a capitano Uncino la spada gli cade di mano, ma Peter anziché finirlo, lo invita a raccoglierla. A quel punto, colto dal dubbio sulla vera identità del suo acerrimo nemico, il pirata chiede al ragazzo: ? Pan, chi o che cosa sei tu?? e Peter gli risponde:? Io sono la giovinezza e la gioia. Sono un uccellino appena uscito dal guscio?.
Così leggiamo nella parte finale del bel libro di James Matthew Barrie ? Peter Pan e Wendy?, da cui sono stati tratti il cartone di W. Disney (molto fedele al testo) ed il film di Spielberg (poco fedele, ma genialmente reinterpretato). Perché abbiamo iniziato il nostro commento dalla (quasi) fine della storia? Per un motivo molto semplice: noi andremo parlando del puer aeternus, e nella sua favola tutto cio che rappresenta il senex, il vecchio, non può trovar posto: la fine di una fiaba é la vecchiaia del racconto stesso, e noi con la strategia del puer l?abbiamo subito esorcizzata. Ma non ci siamo inventato nulla, perché lo stesso Barrie, giunto alla fine della sua affascinante storia, ad ogni bambina che cresce, che scorda come si vola, e che diventa vecchia, fa seguire una figlia-bambina che sa volare, la quale a sua volta scorderà e invecchierà, e verrà ? rimpiazzata? da un?altra bambina?
Peter dunque é giovinezza e gioia, un uccellino appena uscito dal guscio, é pura prospettiva.
Come abbiamo visto egli si ripresenta ad ogni generazione con lo stesso identico viso, con lo stesso identico rifiuto della mamma (Wendy era disposta ad adottarlo come aveva fatto con tutti gli altri bambini dell?Isola che non c?é). Col suo tipico canto del gallo egli ha promesso a se stesso di essere solo e sempre un?alba. Egli é al di sopra del tempo, perché volando é riuscito a sottrarsi alle implacabili rotazioni terrestri, ai giorni , ai mesi e agli anni. E? un?eterna primavera, uno stupore infinito. Non é l?archetipo del fanciullo, ma di chi, a prescindere dall?età, ama vivere giocando, di chi si é reso conto di avere dentro una ?sostanza? non deperibile, non databile, non invecchiabile. E? l?archetipo di chi riesce a vivere il presente con gioia e freschezza d?animo.
? La realtà é vivente solo se permeata d?affetti, solo se fra essa e chi ne partecipa fluisce una corrente emotiva che crea la circolarità benefica di un mutuo scambio...questa interazione nell?infanzia assume un?intensità ed una magia indimenticabili? dice Carotenuto (La strategia di Peter Pan ? Bompiani). Ovviamente questa affermazione comporta che ci si sia invecchiati, ma nella fiaba Peter Pan dimentica facilmente tutto tranne che di non voler crescere.
James Hillman, nel suo saggio ?Senex et Puer? parla dell?eterno fanciullo come di un essere che ha solo dimensione verticale e non orizzontale; di uno che non può avere storia temporale nemmeno nei tratti del viso. Per noi Peter Pan é chiunque abbia compreso di essere sia figlio della terra che figlio del Cielo, di fatti egli può, sia volare che stare coi piedi a terra.
Ma adesso occupiamoci dei films che ne parlano e che potremmo considerare l?uno il seguito dell?altro.
La trama é semplice. Wendy, Gianni e Michele, figli dei signori Darling, una notte vengono svegliati dalla presenza di Peter Pan, venuto per riprendere la sua ombra, scordata in quella camera qualche tempo prima. I tre si lasciano convincere ad andare con lui nell?Isola che non c?é, un luogo abitato da pirati capitanati da Uncino, Pellirosse, animali selvatici ed un gruppo di bambini senza famiglia. ? I ragazzi smarriti erano usciti alla ricerca di Peter, i pirati cercavano i ragazzi smarriti, i pellirosse cercavano i pirati, e le belve cercavano i pellirosse? (Peter Pan ? ed. Salani...).Peter, capo dei ragazzi, in un duello ha tagliato la mano a capitano Uncino e l?ha dato in pasto ad un coccodrillo che non vede l?ora di mangiarsi il resto, ma che avendo ingoiato una sveglia, col suo tic-tac allarma Uncino, che può così sfuggirgli. Campanellino, o Trilly é una piccola fata amica di Pan.
In qualche modo Uncino riuscirà a far prigionieri tutti i ragazzi, tranne Peter, il quale alla fine riuscirà a liberare tutti e a dare in pasto al coccodrillo il suo mortale e uncinato nemico.
Dopodiché accompagnerà a casa i tre ragazzi e riuscirà a farsi promettere dalla signora Darling di far tornare Wendy all?Isola che non c?é ad ogni Primavera.
La cosa andrà avanti per un po?, ma poi, vuoi per le dimenticanze di Peter, vuoi perché Wendy é cresciuta, non avrà seguito e finirà, ma non per sempre: Peter si rifa vivo quando Wendy, divenuta ormai mamma, non sa più volare. La sua bambina, Jane, invece sa staccarsi da terra con facilità, e sarà lei che continuerà la storia. E dopo saranno i suoi figli, e poi i figli dei figli, e..
Ma ecco che subentra la storia di Spielberg: Peter e? diventato grande, si e? innamorato di Moira ed ha dimenticato di essere Peter Pan: a lui tocca recuperare se stesso e non sara? facile visto che e? diventato ?pirata?(pensa solo a far quattrini e ad aver successo negli affari) Ma con l?aiuto di Trilly, e del suo amore disinteressato ci riuscira? .
Ora, se Peter Pan é anche gioco, che esso non sia invecchiato ci viene confermato da questi due capolavori intessuti di divertimento e freschezza, che a distanza di anni l?uno dall?altro ci ripresentano lo stesso archetipo. Ma entriamoci un po? dentro.
Chi é Peter Pan l?abbiamo visto nell?introduzione, quindi chiediamoci, chi é Capitan Uncino?
Chi é Spugna? Cosa rappresentano il coccodrillo, i ragazzi abbandonati, I signori Darling, quella strana bambinaia che é Nana, i pellirosse, le belve, l?Isola che non c?é?
Se vogliamo ?usare? tutti questi personaggi per continuare il viaggio che ognuno di noi fa alla ricerca di Sé, dobbiamo porceli dentro e guardare oltre le loro apparenze.
Quando il Sé si incarna in un corpo per spiegare a tutte le anime incarnate la loro provenienza, si rende subito conto che il suo compito non sarà facile, e fin dall?inizio si troverà dinanzi ad ostacoli insormontabili.
Esso é ovviamente Peter, la Pietra, il mattone della Vita Universale sempre fresco e sempre nuovo,il Mercurio degli alchimisti (In alchimia il Mercurio ha anche questo significato).
Questa sua eterna giovinezza viene subito attaccata da coloro che, avendo scordato la loro vera natura celeste, si sono lasciati convincere dal serpente-tempo e credono di essere figli della terra soltanto. Essi sono rappresentati dalle figure genitoriali, papà e mamma Darling di Disney e Peter genitore di Spielberg, che ritenendosi vecchi, hanno ormai escluso ogni possibilità di Eterno: sono solo corpi soggetti alle usure del tempo, e così dev?essere per i loro figli: questi sono ancora in contatto col cielo, ma il loro volare viene negato tanto quanto il loro vedere. Essi vedono Pan (il Tutto) e ne parlano ai loro vecchi, ma essi hanno la vista appannata da una errata identificazione col fisico.
Il cane terranova Nana (escluso da Spielberg) é la bambinaia: rappresenta l?istinto che in un certo senso educa i bambini a mantenere sano il tempio dell?eterno gioco. Nel libro di Barrie viene fatto un lungo elenco delle sue attività, tutte dirette al mantenimento della salute fisica dei piccoli Darling. C?é da sottolineare come Giorgio, il sig. Darling, quando i bambini spariscono, per la disperazione e per i sensi di colpa va a vivere nella cuccia di Nana, come a voler riprendere contatto con le radici istintive sue, al fine di trovare un sano equilibrio anche ai livelli emotivo e mentale. E li riesce a intravedere ciò che aveva dimenticato: sì, forse le fantasie dei suoi ragazzi non erano solo fantasie...).
Chi è capitano Uncino?
Esso è un pirata, cioè uno che per campare ruba agli altri. E? un ladro che non riesce a vedere oltre il materialismo e la prepotenza. Egli rappresenta il vecchio, Saturno nel suo aspetto peggiore, quello congelante, raffreddante, quello che con la clessidra in mano o con l?uncino miete le sue vittime, e cioè a dire quelli che crescono e diventano vecchi.
Fra gli uomini, coloro che credendo di essere solo un ammasso di carne e ossa con un po? di cervello, non potranno mai imbattersi in lui: invecchieranno e moriranno senza esser riusciti a vivire un solo momento. Come può dirsi vivente uno che ha sposato la morte, e che non ha mai conosciuto la vera alba della vita, quella del risveglio alla propria vera natura?
I nostri veicoli grossolani e sottili sono impermanenti, di essi non rimarrà nulla.
Ogni forma partecipa al gioco della grande illusione, ma a tale gioco sanno giocare solo i piccoli, i puer, i Peter Pan, coloro che avendo scelto di non crescere, non hanno sposato il tempo, il corpo e la morte, ma la vita, il cielo, lo spirito.
Uncino non può che essere pirata, ladro, perché ha una sola mano quella del prendere, la sinistra.
E? totalmente incapace di dare perché la mano destra se l?è mangiata il coccodrillo. Odia i bambini e soprattutto Peter, perché nel gioco riescono a dare persino se stessi, ed essendo egli una bugia (il tempo, dal punto di vista dell?anima immortale, è totale falsità), vuole ad ogni costo sconfiggere la verità: l?aggressore è sempre marcio, la menzogna si avventa sempre sul vero, ma non riuscirà mai a scalfirlo. Le bugie hanno le gambe corte, dice un vecchio adagio sempre valido.
Uncino sarà divorato dalla sua voracità (il coccodrillo che porta dentro di sé il tic-tac del suo tempo).
Per potersi sollevare da questa terra, per affrancarsi dal tempo è necessario avere un pensiero felice: Peter genitore alla fine riesce a trovarlo: la gioia di essere padre; questo pensiero lo salvera?. Uncino col suo avido prendere rimane appeso ai suoi averi ed alla infelicità che deriva dal possesso delle cose di questo mondo: il suo gancio gli sarà fatale.
I pellirosse e le belve sono cittadini dell?Isola che non c?é. Sono amici dei ragazzi perché sono simili a loro: sanno giocare, possiedono poco, sono leali.
Le grandi anime sono riconosciute subito dai semplici, dai poveri, dai miti. I boriosi, i prepotenti, i potenti, i dotti saputelli, quando si accorgono della grandezza di esse (sempre tardi) sono costretti ad inghiottire il rospo della loro miopia e della loro malafede.
Padre Pio è l?ultimo esempio vivente: capitano Uncino (certa chiesa e certa scienza) lo ha perseguitato per tutta la vita con l?intento di finirlo, ma lui non solo è riuscito a non farsi scalfire (e come potevano con i loro mezzucci fatti di fango avvicinarsi ad un?anima sconfinata?), dopo aver dato la sveglia a migliaia di ? uncinetti? col suo poderoso canto di gallo, è riuscito a volare ed a tagliare la mano ai suoi persecutori avidi solo di potere a tutti i livelli (è stato acclamato santo a furor di popolo) e santo rimarra? nella storia, tagliando cosi? il pungiglione del tempo.
Per fortuna di tanto in tanto viene al mondo un Peter Pan.

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Enrico

18 ottobre 2006, 10:50

Come il BRUCO partorì il COCCODRILLO..

Mi dicono che ci sono stati dei problemi di interpretazione in relazione alla faccenda del COCCODRILLO per cui è necessario qualche chiarimento. Il gioco di ironia scatenato dal koan "Piteco" credo possa considerarsi ragionevolmente funzionale all'emersione del materiale archetipico inconscio. E' mia opinione che proporre una domanda alla quale non esiste risposta (koan) sia un modo per provocare una risposta "inconscia" che, opportunamente interpretata, favorisce l'identificazione degli archetipi interiori. Attraverso la successiva fase di comprensione e di rielaborazione poi, forse, è possibile sciogliere determinati nodi che possono interferire con lo sviluppo personale emotivo e spirituale. Questo, credo che sia il gioco che il Dott. Bona ha proposto con il koan del "Piteco", inteso come metafora zoologica delle caratteristiche psicologiche degli uomini e delle donne che si incontrano nella vita quotidiana. La caratteristica del "Piteco" quindi sarebbe sintetizzabile nella scarsa consapevolezza e nella omologazione (purtroppo al livello più basso) dei comportamenti di massa, che rendono l'essere umano più assimilabile ad una scimmia (con il massimo rispetto per la scimmia) che non ad un essere pensante (in poche parole scarsamente intelligente, ricomprendendo in questa definizione anche l'intelligenza emotiva e spirituale).
A questo punto è necessaria una ulteriore precisazione in relazione al fatto che lo scopo del gioco è quello di stimolare i partecipanti ad una crescita individuale favorendo l'emersione del proprio materiale inconscio attraverso l'identificazione di questo con gli "archetipi" comuni all'intero genere umano.. e non di sfogare le proprie pulsioni narcisitiche dando del "Piteco" a chi ci è antipatico o ci ha fatto un torto. Questo è precisamente quello che è emerso nel mio caso con la comparsa del "COCCODRILLO" sulla scena del "Piteco". La metafora zoologica ci porta dritti dritti al "BRUCO" così magistralmente trattato nell'ultima pubblicazione di Angelo che, a seconda della persona che si sta mettendo in discussione, assume sembianze parzialmente differenti nell'eterno gioco dell'Uno.
A volte quella di bruco nella mela, a volte quella di coccodrillo nella palude, o di pirana nel fiume ovvero di tutte le possibili variazioni sul tema, come ad esempio il "coccobruco" o "brucodrillo" ecc.... ma sempre riconducibili allo stesso concetto di base.
Spero di essermi spiegato. Buon gioco a tutti.

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Barbara

16 ottobre 2006, 16:07

BBBRRRRRR..un brivido di freddo mi sale sulla schiena...il tempo non esiste, e non di certo aspetterò di vedere...cordialmente barbara

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Vanna

15 ottobre 2006, 23:24

Caro Angelo, ti ho incontrato il 7 ottobre a Roma, mi hai augurato buona vita su una pagina del libro sul Bruco dedicandola a "non lo so" perchè questa era stata la mia risposta quando mi chiedesti il mio nome, ricordi? Ora vorrei raccontarti che la mattina del seminario, mentre ti ascoltavo mi venne in mente all'improvviso che ti si addiceva il nome Gigio. Puoi immaginare la mia sorpresa quando nel proseguo del seminario ho sentito parlare di te come Bimbo Gigio... io non ne sapevo niente... che ne pensi? Vorrei tranquillizzare il Bimbo innocente dicendogli che a volte crescendo si spicca il volo , altre volte è opportuno invece rimanere tranquilli. Vorrei dire a Gigio che gli auguro di proseguire sulla buona Via che ha intrapreso...e vorrei dire tante altre cose, ma per ora auguro a tutti noi tanto amore e gioia, ciao

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virginia

15 ottobre 2006, 22:35

Caro Bimbo Gigio, non piangere più... Nella tua amata Bologna hanno comprato un solo libro? No, non c'entra la TV e neppure è colpa dei Pitechi, lì ci vuole qualcuno che "si tira su le maniche"... Ho capito, dovrò trasferirmi per un po' a Bologna. Ma prima devo finire qui!
Bacioni

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Annamaria Campanale

15 ottobre 2006, 19:54

Carissimo Dott. Bona, ho leto tutti i suoi libri,ma non riesco a leggere l'ultimo in quanto alla Feltrinelli di Bari non è ancora arrivato.Me ne dispiace molto e vorrei capire il motivo.
Qui da noi lei e' poco conosciuto e mi farebbe molto piacere incontrarla personalmente, magari proprio alla Feltrinelli, perche' no? Aggiungo che lei è una persona simpaticissama e quando leggo i suoi interventi mi fa ridere di cuore, come mi è successo leggendo quest'ultimo sulla vendita del suo testo.
Per fortuna esistono ancora persone intelligenti che riescono anche a far ridere! Oggi è veramente molto difficile.

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COCCODRILLO

15 ottobre 2006, 18:24

TIC..TAC...TIC..TAC...TIC..TAC

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Capitan Uncino

15 ottobre 2006, 18:09

Caro Bimbo Gigio,
non essere affranto, quel bel palloncino a forma di brucone verde che si staglia festoso e leggiadro nell'azzurro cielo bolognese è legato ad una sottile cordicella tenuta dalla mano di un Piteco.
Guarda, e scopri come tanti altri Pitechi si stiano accorgendo di quel bel palloncino giocoso e gioisci... anche se quel fetente di un Grande Piteco ti ha appena fregato la merenda.
Certo Bimbo Gigio... se però tu potessi almeno per un paio di volte sfrattare il pesciolino "El Che" spostandolo delicatamente in una vasca a forma di bruco e ti mettessi a giocare con gli altri Pitechi invitandoli nel vuoto pneumatico del tubo catodico, potresti distribuire un sacco di lecca lecca a forma di bruco...
Oh... si.. ti capisco piccino.. è difficile respirare nel vuoto pneumatico del tubo catodico... ma una boccata di ossigeno te la potrebbe dare il pensare a tutti noi dall'altra parte dello schermo consapevoli del vero valore di quei lecca lecca che potresti distribuire, anche se i pannolini e le pappine con i quali verranno mischiati ti daranno tanto fastidio. Ma ricordati di stare sempre attento al coccodrillo... sempre tuo.... Capitan Uncino

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renzo

15 ottobre 2006, 17:17

Caro dott. Bona, oggi ho fatto un giretto per le librerie di Bologna e devo smentirla assolutamente. Ho trovato il Bruco alla Feltrinelli di via dei Mille, alla Mondadori multicenter in via D'Azeglio. Ho comperato l'ultima copia alla libreria Mel Bookstore di via Rizzoli. Ho chiesto e pare che vada alla grande. Non si abbatta quindi e lasci che il Piteco compri quello che gli pare.
Non ha bisogno di sostegno, lei è un Druido roccia.
E come dice lei...buona vita Renzo

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Massimo

15 ottobre 2006, 16:28

Carissimo dottore,
mi perdoni la banalità ma credo che non sia la quantità di libri venduti, ma la qualità delle persone che l'hanno letto e compreso il contenuto.Ho finito di leggerlo e benché la mia vita sentimentale sia ottima è stato illuminante per comprendere il perché molti rapporti umani "marciscono".
Personalmente dottore le sono grato perché grazie a lei non sono finito sotto i "ferri" del chirurgo, ma ho imparato ad accettarmi. E sempre grazie al suo sito e grazie alle splendide persone che vi partecipano ho trovato nuovi stimoli nel mio lavoro e sto intraprendendo un percorso di crescita nel campo della bioarchitettura. L'uomo deve vivere rispettando e amando l'ambiente.

Un abbraccio, ci vedremo a Milano il 4 Marzo.

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Brigitta

15 ottobre 2006, 16:22

Hmmm, l?articolo è stato letto 181 volte e finora solo un commento. Probabilmente non c?azzecco ma vorrei provarci lo stesso a capire il Piteco. Tanto, credo che la cosa peggiore che mi possa capitare è di crescere.
Come in ciascuno di noi si cela un potenziale/concreto bruco, credo ci sia una parte di Piteco in tutti noi (o una parte di ?umano? in ogni Piteco).
Molti ritengono che l?uomo sia altro che una scimmia un po? più evoluta ma il momento esatto in cui ha smesso di essere una scimmia ed è diventato uomo non mi risulta sia stato appurato con certezza. Se penso che, dopo la scoperta che alcuni tipi di scimmia provano paura, ansia e felicità, sognano, concepiscono passato, presente e futuro, posseggono una vita emozionale e un intelletto grazie al quale possono creare e usare strumenti, imparare e insegnare, è nato perfino un Progetto Grande Scimmia per promuovere un?estensione della dichiarazione dei diritti umani a quattro specie di scimmie ?direi che i confini tra noi e i nostri cugini si va ulteriormente assottigliando.
Dunque: anche il Piteco (umano o scimmia che sia) è Uno? solo che non sa (ancora) di esserlo. Forse, per diventare più consapevole dovrebbe distogliere una parte del tempo che dedica alla gratificazione dei sensi e allo spulciamento dei compagni per dedicarlo a quesiti tipo ?IO Piteco=tutte le banane che posseggo?? oppure ?È reale solo quello che posso afferrare??

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zingara

15 ottobre 2006, 14:21

beh...che dire caro Angioletto...in certi paesi si nutrono di termiti e affini...
ciò che non ammazza ingrassa e potrei continuare...
quello che farò domani sarà andare a comprare il bruco...
Le farò sapere come è andata...
un abbraccio lea

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