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SCUSATE O PERDONATE?

Postato il: 25/10/2006 | Letto 28.657 volte |
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16 Commenti al post

![]() sivi | 7 dicembre 2006, 14:17 ....perdono forse...ma non dimentico!!!!!! |
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![]() Cinzia | 22 novembre 2006, 18:19 Prima di tutto un ciao a tutti poi per quel che riguarda il perdonare o scusare un proprio simile,personalmente non trovo che sia difficile anzi,mi riesce di perdonare,di dimenticare i torti subiti quello che trovo difficile è perdonare me stessa,non tollero di dover sbagliare,mi facci tanti troppi problemi,sono sempre io a fare il primo passo verso una riconciliazione con qualcuno,proprio perchè ritengo di essere in torto in ogni occasione,ma alla fine non siamo tutti esseri umani?Buona vita e buona serata a tutti |
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![]() farfalla | 27 ottobre 2006, 16:51 non so se sono una che perdona...me lo chiedo spesso. |
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![]() scarlet | 26 ottobre 2006, 20:29 Dopo una lunga ricerca, passata attraverso lo studio e l'elaborazione del manuale della Foundation for Inner Peace, sono arrivata solo casualmente alla vera comprensione della parola "Perdono" . Come ha accennato Zingara perdono significa " per mezzo del dono" in francese" parle donc" , ossia deciditi a parlare ( C. Ranville) Come sostiene la Ranville per raggiugere la vera liberazione , dovremo al tempo stesso accusare , per concentirci di esprimere la nostra sofferenza interiore, e scusare avendo compreso la vera motivazione dell'altro. Questo ci consentirebbe di non serbare più quel dolore. |
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![]() lara | 26 ottobre 2006, 19:28 Perdonare ritengo significhi comprendere. Spesso capire il motivo di un'offesa subita è un'operazione pesantissima: bisogna superare il rancore, la sofferenza(se c'è stato un danno), la rabbia..Mettersi nei panni del "colpevole"sembra quasi un atto contro natura, sarebbe più opportuno vendicarsi a rigor di logica. Eppure ho notato che dentro a chi reca del male a terzi si nascondono sofferenza, frustrazione, desidero di rivalsa nei confronti di chiunque, follia..spesso anche involontaria. Di fronte a tutto ciò si dovrebbe provare pietà, e tale esercizio deve essere sempre rivolto, in primis, a noi stessi, domandandoci, come Dio domandò a Caino:"Che hai fatto?!" |
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![]() roby 73 | 26 ottobre 2006, 16:24 Nel mio passato molte volte ho commesso errori e molti altri ne farò,ma devo dire che sono stata sempre capita e diciamo "perdonata". |
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![]() catia | 26 ottobre 2006, 14:00 Perdonare mi viene abbastanza difficile, ma più che legarmela al dito (non ho la tendenza a vendicarmi) mi rimane il senso di giudizio del tipo "hai fatto una cosa sbagliata" e spesso un rifiuto verso l'altra persona.Questo mi succede quando non riesco a giustificare l'accaduto, quando non trovo motivi validi o accettabili per le azioni "dannose". Ho un certo senso di rifiuto anche verso il Dio che perdona i nostri peccati perchè mi sembra che abbia il diritto di perdonare solo chi è stato offeso.Mi si "ingrippa" il cervello quando cerco di fare mio il concetto che vittima e carnefice siano la stessa cosa: mi sembra che diventi poi difficile astenersi dal comportarsi da carnefice, tanto se non cambia niente che differenza fa?Faccio anche fatica a capire perchè se mi fanno del male devo accettarlo come parte del processo di crescita mentre se la stessa cosa la faccio io agli altri è sbagliata. Poi comprendo che possa far parte del processo di crescita lo scontro tra personalità diverse (tanto per fare un esempio) mentre non sono capace di vedere la stessa cosa in un delitto o nell'abuso. Se io sono un mafioso che ammazza tutti possibile che tutti abbiano bisogno di fare la stessa esperienza e non è possibile che invece dipenda esclusivamente da me e dal mio libero arbitrio? |
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![]() Libera | 26 ottobre 2006, 13:42 La mia psicoterapeuta mi disse che ero affetta dalla sindrome di Maria Teresa di Calcutta (parole testuali) e che la cosa mi avrebbe creato diversi problemi e solo il riappropriarmi di un sano egoismo mi avrebbe aiutato.......... |
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![]() zingara | 26 ottobre 2006, 11:03 c'è una adunanza di vocine nella mia "capa" stamattina che mi dicono prova a metterti nei panni di chi ha lasciato che abusassero della tua bambina perduta, non era intenzionale...era il non voler generare in te il senso di colpa...le altre vocine dicono...dovevano stare più attenti! e adesso tu paghi e soffri...vorresti smettere di soffrire ma non succede perchè non PUOI perdonare... |
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![]() oriana | 26 ottobre 2006, 10:12 Mi trovo a riflettere su questa problematica in un momento difficile in cui fatico ad avere il cuore aperto. Il dualismo mi assale lasciandomi inerme. Rabbia, orgoglio e solitudine si affacciano con forza sentondo il peso di subire "ingiustizia" specie nella vita privata. So che questo mi capita quando mi scontro con un altro ego. Occorrerebbe davvero Amore per sedare questi terribili momenti in cui non mi perdono e nemmeno riesco a scusare, ma, di fronte al altre chiusure, desisto a lasciar fluire il meglio di me. Voglio pensarmi, oggi, unita a tanti altri che stanno male come me. Uniamoci vestiti di bianco ed insieme mandiamo tre om all'Uno. L'om ha su di me un potere calmante che deriva dal senso di unione di cui ho tanta sete. |
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![]() maria grazia | 25 ottobre 2006, 22:13 esistono diverse gradazioni nell'offendere, secondo me, la propria e l'altrui persona: per quelle che considero gravi( che si fermano prima dell'esercizio della violenza efferata su persone deboli, minori e impossibilitate ad agire che vanno confrontate con un pari ed adeguato giudizio) la mia reazione era di una chiusura immediata nei confronti della persona da cui ritenevo aver subito l'offesa, unita ad un profondo disprezzo esternato in vari modi. |
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![]() Francesca | 25 ottobre 2006, 19:46 Qualche anno fa ho sperimentato il perdono sincero nei miei confronti e ho sentito cosa si prova...che luce e che sensazione d'amore...da lasciare senza parole. Da quel momento ho imparato a calarmi meglio nei panni degli altri, a capire che le loro debolezze potrebbero presto o tardi essere anche le mie e so che tremende vibrazioni negative ci può provocare il capire di aver sbagliato. Più che dire "ti perdono" io mi sentirei di dire "ti capisco..e immagino come ti senti". Se invece dall'altra parte non c'è alcuna richiesta di scuse, meglio applicare la famosa frase "guarda e passa...(e aggiungerei comprendi!)" . La cosa +difficile è perdonare se stessi, accettare i propri errori..ma so che Dio ci vuole felici e che se ci diamo un'altra possibilità lui è il primo ad esserne felice! |
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![]() Anita | 25 ottobre 2006, 16:07 Premetto che perdonare non è una pratica che mi viene facile, ho il cuore ancora abbastanza chiuso, ma da qualche anno a questa parte ho cominciato a fare delle riflessioni giunte quasi come ispirazioni che mi hanno portato a fare delle considerazioni che vorrei condividere. Penso che il perdono sia una tal grazia che Dio ci concede di provare anche quando brancoliamo nel buio dell'inconsapevolezza indipendentemente dall'enormità o meno del torto subito? Il perdono è quella luce tangibile che ci ricorda qual è la nostra provenienza. Credo che il perdono non sia una cosa totalmente razionale pur riconoscendo la necessità di elaborare il dolore con la mente e attribuendo a tale miracolo una propria logica, penso che sia una forza naturale dell'anima dell'uomo che attraverso di esso rivela la grande ed infinita misericordia di Dio nei nostri confronti nonché la nostra origine divina e lo scambio continuo che esiste con Lui "e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori (qualunque essi siano!)". L'umiltà può portare la ragione a valutare l'esercizio al perdono (considero anche che non tutti siamo disposti a prenderlo anche solo in considerazione), ma spesso la resistenza che abbiamo è dovuta alla paura che perdonare possa significare annullare o sminuire il dolore provocato dal colpo inferto, oppure perché è vissuto come un atto di totale umiliazione (spesso pretendiamo le scuse altrui o ne usciamo con un "io ti perdono" senza neanche sentirlo veramente). Io lo immagino come un'iniezione massiccia di anticorpi che rafforzano il sistema immunitario fisico ed emotivo composto da ingredienti puri al 100% di gioia di vivere, consapevolezza, amore incondizionato, comprensione, entusiasmo etc. Per me il perdono è guardare al passato con una porta spalancata sul presente e non ne fai una questione di persecuzione personale o di castigo divino, è un miracolo, è la vita stessa che si rinnova continuamente. Ammiro coloro che ogni giorno con coraggio hanno perdonato se stessi e/o loro persecutori e che questo atto in piena coscienza non dipenda dal grado di istruzione né dal credo religioso laddove ce n'è uno ed è un'ispirazione sapere che chi lo ha fatto è riuscito a tramutare il dolore in opportunità per se stesso e gli altri. |
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![]() Matronix (Silvia) | 25 ottobre 2006, 13:42 Perdonare ... una volta un prof. all'università ha detto qualcosa tipo "il vero perdono è capire che non c'è offesa (o peccato)". Facile cercare le cause di una nostra sofferenza al di fuori di noi, difficile ma educativo capire che noi abbiamo generato quella sofferenza per crescere. L'altro è un agente che risponde a una nostra esigenza, un maestro, un fratello che aiuta anche se ha una pistola fumante in mano ... E' tanto difficile vederla così quando siamo molto toccati dagli eventi, ma se tutto è Uno vittima e aggressore sono la stessa cosa. Smettere di "fare la vittima" (come singolo, come nazione, come razza ecc...) è un primo passo perché non ci sia più bisogno di un aggressore, e quindi - forse - nemmeno di perdonare. |
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![]() dani | 25 ottobre 2006, 09:16 Per quello che mi riguarda il perdono passa prima nel ragionamento, e poi al cuore. Se sono veramente in grado di compenetrare fino in fondo ed elaborare ciò che è accaduto, allora il cuore si apre, e riesco ad osservare la situazione da un punto di vista diverso estremamente più ampio, e la piccola bimba gigia non si sente più così male! Se questo processo non avviene, allora le scuse servono a poco, e il torto subito continua a muoversi sottotraccia. Buona vita a tutti! |
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![]() Rosa | 25 ottobre 2006, 08:36 Subii un grosso torto, e provai rabbia e dolore per l'"ingiustizia subita" che mi portati dentro per quasi 2 anni. |
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