Poesia
Autore: Anonima (07/03/2008)
Alba al tramonto
Bussai alle porte, Alba, che la notte sovente dissolve ma or’che l’orlo del bicchiere urla il vuoto di quello spasimo, del palpito, rimane solo cenere
bussai alle porte del cuore, nel mio – come Voi lo chiamate - capriccio urlante sfondando la nera coltre dei ricordi soffusi nel Vostro alito di morte ma non s’apri né s’apre ancora e annego in quel che indugia solo nel mio cuore
e basterebbe rinnegare, forse - sebbene non so quale sia l’appiglio - per un sol’attimo di libertà, Sovrano, nel bistro rigido del Vostro Inverno la mano è ferma il pollice verso, che m’indica ora che nelle polveri cado
sono della regale Berenice, chioma – o prova di coraggio –
Alba non apre, né torna con coraggio dove il seme è morto – o sol crudele madre ha scordato - in quel’oscure viscere di terra m’addormento – o muoio se il verbo preferite – sono la spada senza roccia, la goccia d’acqua senza più un pozzo
sono il corpo che ancora attende sepoltura
ma delle carni che avanzano sul petto, i corvi portano lontano ogni pezzo e Alba fu, senza più alba e marcia irrompe nel peccato – il fratricidio brilla sulla punta della spada – marcio il ricordo che s’adagia sulla pietra, or’che la spuma ha nascosto ogni ombra
Sovrano, d’altri tempi peccatore, non indugiate con la Vostra lama che l’aire da lungo tempo ormai risuona flebile, tagliate dunque là dove i vermi hanno risparmiato qualche pezzo affondate, senza fretta
così avrò un facile trapasso – Alba al tramonto, ultima e rossa riempie il mio sguardo –
e se concessami la Pace, io albero o masso diverrò, tempesta che traduce la forza dell’amore la dove l’alture si gettano nel mare, dove quel dolce imbrunire alla nebbia si concede lo specchio del lago con la punta dell’ala io suonare ancora saprò.
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